“Smashed” di James Ponsoldt

(USA, 2012)

Il dramma dell’alcolismo non è mai stato facile da portare sul grande schermo, eccezion fatta per il grande Billy Wilder – in tempi in cui non era riconosciuto neanche come una vera e propria malattia – con il suo “Giorni perduti” del 1945.

Ma questa piccola pellicola – nel senso di “produzione indipendente” e con un cast non di grido – riesce a farci entrare nella vita e nella pelle di un’alcolista, nelle sue menzogne quotidiane e nell’oblio irresponsabile che l’alcol provoca.

E, come accade nella realtà, la strada che porta alla sobrietà passa anche per l’umiliazione e il dolore: per salvarsi bisogna cambiare vita. Radicalmente.

Con una bravissima Mary Elizabeth Winstead “Smashed” – che vuol dire sbronzo e allo stesso tempo rotto – è da vedere, soprattutto per quelli che sottovalutano il dramma, proprio o altrui, dell’alcolismo.

Premio Speciale della Giuria del Sundance Film Festival 2012.

“Il nostro caro Billy” di Alice McDermott

(1998/2011, Einaudi)

Billy è morto, e al suo funerale ci sono tutti.

C’è sua moglie Meave, ci sono le sorelle e c’è anche Dennis, suo cugino. Finita la cerimonia funebre, in perfetto stile irlandese, il gruppo si ritrova in un pub del Bronx a ripensare al caro estinto e alla sua vita.

Con gli occhi della figlia di Dennis, osserviamo ognuno ricostruire un pezzo della vita di Billy. Gli argomenti principe che hanno caratterizzato la sua esistenza sono due: l’alcolismo ed Eva, la sua giovane fidanzata conosciuta appena rientrato dal fronte della Seconda Guerra Mondiale, e morta di polmonite prima che potessero sposarsi.

Molti considerano il dramma del primo come stretta conseguenza della tragedia di Eva. Ma forse nessuno conosceva Billy, e tutti i suoi segreti, come Dennis…

“Il nostro caro Billy” è una commovente ricostruzione della vita di un uomo nello stretto rapporto con quelle di chi gli è stato vicino in maniera leale e amorosa e di chi, semplicemente, se ne è approfittato.