“Pigiama computer biscotti” di Alberto Madrigal

(Bao Edizioni, 2019)

E’ semplice conciliare la propria vena artistica e creativa con la vita quotidiana centrata sulla famiglia e col lavoro fatto solo per sbarcare il lunario? …Assolutamente no, ma non è impossibile e quando ci si riesce è bellissimo, ci risponde Alberto Madrigal con questo delizioso graphic novel.

Madrigal ci racconta la storia della sua vita personale da quando, insieme alla sua compagna, ha deciso di diventare genitore. E con acquarelli in bianco e nero, davvero molto belli e d’atmosfera, l’artista ci parla di come una cosa così grande come un figlio può mettere in crisi il rapporto che abbiamo con la nostra creatività.

Per fare i genitori bisogna essere onesti e sinceri col proprio figlio, e così anche per realizzare un’opera d’arte bisogna essere onesti e sinceri con se stessi. Un ruolo fondamentale ce l’ha, ovviamente, la persona con cui si decide di iniziare un viaggio così importante e che non finirà più. Anche gli amici possiedono un’influenza rilevante e fra quelli di Madrigal spicca Michele Reich – al secolo Zerocalcare – col quale lui ha collaborato per le copertine e i toni di grigio di libri come “Macerie prime” o “No Sleep Till Shengal“.

Naturalmente il processo creativo ognuno lo deve trovare dentro se stesso, come ci ricorda anche il Re Stephen King nel suo fondamentale “On Writing – Autobiografia di un mestiere“, che anche Madrigal cita in questo tomo. E ci si riesce, repetita iuvant, soprattutto quando si è onesti con se stessi e con le proprie emozioni.

Godibile conforto e spunto di riflessione per chi ama creare usando una matita, una penna o un computer.

“No Sleep Till Shengal” di Zerocalcare

(BAO Edizioni, 2022)

Dopo sei anni Zerocalcare torna in Iraq, ma non a Kobane – come ci ha raccontato nel suo indimenticabile “Kobane Calling”- nella confederazione democratica del Rojava, ma più a ovest verso il confine con la Siria e precisamente a Shengal, ai confini della regione del Kurdistan iracheno.

La località di Shengal – in arabo Sinjar o Shingal – è abitata dagli Ezidi – Yazidi in arabo – molti dei quali sopravvissuti al massacro compiuto contro di loro dalle forze dell’Isis nel 2014. Gli unici che li hanno soccorsi e protetti, la maggior parte erano donne e bambini, sono stati le miliziane e i miliziani curdi.

Dopo aver conosciuto l’esperienza di autogoverno del Rojava, con la parità di genere, la convivenza tra tutti i popoli e la ricerca della democrazia in mezzo alle atrocità e alla barbarie, gli Ezidi hanno deciso di adottarlo anche nella loro Shengal.

Ma in un paese strategico e dilaniato dalle tragiche conseguenze di una guerra che in realtà non è mai finita, l’autonomia di Shengal è “scomoda” per troppi interessi. A partire da quelli della vicinissima Turchia che non tollera qualsiasi riferimento ai Curdi e alle loro tradizioni, ma anche a quelli del Governo centrale iracheno. E la confinante Siria ancora non si è palesemente espressa.

Fra la primavera e l’estate del 2021 Zerocalcare si è recato, non senza difficoltà, a Shengal semplicemente per raccontare attraverso il suo libro la situazione di alcune delle persone che qualche anno fa hanno difeso, anche con la loro vita, il mondo dall’Isis, ma che oggi si ritrovano quasi isolate.

Eppure nel nostro Paese, durante l’avanzata delle truppe dell’Isis, tutti i grandi media esaltavano le donne e gli uomini che si sacrificavano per fermarla, tanto che alle combattenti curde venne dedicata anche una linea di abbigliamento …ma oggi?

Con “No sleep till Shengal” Zerocalcare – con i toni di grigio di Alberto Madrigal – ci racconta la storia di donne e uomini che nonostante la loro storia straziante tentano di portare a termine una rivoluzione sociale e culturale che inciderebbe nel presente di tutto il resto del pianeta in maniera davvero impattante. Ma tutto il resto del pianeta, per un interesse diretto o indiretto, sembra proprio volutamente guardare da un’altra parte.

L’invasione dell’Ucraina da parte delle truppe della Russia ha ulteriormente complicato la vita e i sogni delle donne e degli uomini di Shengal.

A volte anche un disegno è importante.

“A Babbo morto – Una storia di Natale” di Zerocalcare

(Bao Publishing, 2020)

Ma che davvero? …Adesso pure a Natale bisogna pensare? …E no, basta …un pò di tregua.

Ora dobbiamo ricordare quelli meno fortunati di noi anche durante le festività natalizie? Non ci possiamo permettere neanche il lusso di ingurgitare milioni di calorie, organizzando tossici rave party per il nostro colesterolo, senza essere costretti a riflettere sui drammi e le ingiustizie che ci circondano?

Allora che si festeggia a fare? D’altronde se uno sceglie di nascere in una nazione sfigata, o essere assunto in un’azienda gestita da incapaci o peggio criminali e viene sfruttato senza pietà noi che c’entriamo! Se uno perde il lavoro a causa di una pandemia planetaria, acuita da quattro sfigati che giravano senza mascherina prendendo in giro quelli che invece la usavano, noi che c’entriamo!

Il massimo dei problemi morali che vogliamo affrontare a Natale, che ormai inizia ai primi di Novembre, è la secolare dicotomia fra il panettone e il pandoro, e ci vogliamo patologicamente dimenticare tutte le ingiustizie e le storture intorno a noi. Basta con tutte queste tragedie, con questi reietti della società che non ci fanno gustare a pieno il torrone al cioccolato fondente. Lasciateci guardare in pace “Una poltrona per due” beatamente abbrutiti davanti alla tv.

E’ inutile che questo breve romanzo grafico sia stampato in un’elegante versione con la copertina rigida, e i disegni di Zerocalcare siano stati colorati da Alberto Madrigal: la digestione ce la rovina lo stesso!

Viva il colesterolo e lo strutto! Abbasso quel Grinch di Zerocalcare che per forza ci vuole fare pensare pure a Natale!