“Marzolino Tarantola – La grande corsa” di Bonvì

(Mondadori, 2016)

Il programma di cartoni animati “Supergulp!” (cosi come “Crash Bang Gulp!” prima, “Giumbolo” e “Giumbolando” poi) ha influenzato in maniera profonda le generazioni – compresa la mia – che hanno avuto la fortuna di poterlo vivere e vedere in televisione in diretta.

Soprattutto fra il 1978 e il 1981 (con l’avvento definitivo del colore in tv) i fumetti, che apparivano settimanalmente, hanno inciso un lungo solco nell’immaginario dei giovani spettatori. Fra quelli stranieri e quelli italiani, sono apparse figure mitiche e indimenticabili. E proprio di una di queste, creata dal genio dell’immortale Bonvi (Franco Bonvicini) voglio parlare oggi.

Si tratta di una serie creata soprattutto per riempire il palinsesto del programma e di cui Bonvi ha scritto solo due storie complete: “Marzolino Tarantola”. Ispirato al “Saturnino Farandola” di Albert Rabida (e dal quale la Rai fece uno sceneggiato per ragazzi che proprio in quegli anni riscosse un notevole successo) “Marzolino Tarantola” prende spunto anche da altri grandi strisce create dal suo autore (come “Sturmtruppen” e “Nick Carter”) oltre che al cinema più classico d’avventura come “La grande corsa” diretto da Blake Edwards nel 1965.

E proprio “Marzolino Tarantola – La grande corsa” è l’unica storia completa pubblicata.  

Marzolino Tarantola è un facoltoso amante dell’avventura e, insieme al suo maggiordomo Alfred e a Enrico (molto somigliante al Patsy di Nick Carter) che con la sua forza bruta fa da solo tutto quello che farebbe un equipaggio di una dozzina di uomini, accetta di partecipare alla gara automobilistica intercontinentale che ha il suo traguardo a Parigi. Ma a ostacolare slealmente Tarantola c’è il perfido professor Moriatry (…e non Moriarty! Allora Sherlock Holmes era ancora sotto diritti…) e il suo assistente poco lucido Perfidio…

Un’avventura che ci ricorda quanto grande e importante è la storia dei nostri fumetti che troppo spesso è ingiustamente oscurata da quelli stranieri.   

“Saturnino Farandola” di Raffaele Meloni e Albert Robida

(Italia, 1977)

Questo sceneggiato per i più giovani è andato in onda sul Secondo Canale (dite quello che vi pare, ma io allora lo chiamavo così) dalla primavera del 1977 al gennaio del 1978, con un’ampia interruzione per le vacanze estive. Le tredici puntate furono trasmesse con cadenza settimanale nel pomeriggio televisivo dedicato ai “ragazzi”.

Tratto dal romanzo di Albert Robida che nel 1879 pubblica “Viaggi straordinarissimi di Saturnino Farandola” col quale intende rivisitare il maestro Jules Verne per il pubblico più giovane, questo sceneggiato – adattato per lo schermo dallo stesso Meloni assieme a Norman Mozzato – è stato totalmente girato in studio, nonostante racconti di avventure in cielo terra e acqua, e che si consumano nei luoghi più disparati ed esotici del nostro pianeta.

Proprio per raccontare queste incredibili avventure, Meloni usa scenografie e animazioni d’effetto ma spartane, proprio in stile con la tv di quegli anni dove gli “effetti speciali” dovevano essere ben visibili.

A vestire il ruolo del protagonista c’è Mariano Rigillo, mentre gli altri componenti del cast – fra i quali spicca il grande Paolo Poli – vestono i panni di tutti gli altri personaggi della storia, anche questo molto anni Settanta.

Da ricordare c’è anche la bella sigla di testa animata, realizzata da Stelio Passacantando, le musiche di Ettore De Carolis e la bellezza sensuale e tenebrosa di Daria Nicolodi, che ancora oggi, a rivederla ballare vestita da odalisca, qualche lungo sospirone ce lo strappa ancora…

So che la cosa vi stupirà… ma questo prezioso e originale sceneggiato televisivo è praticamente introvabile, l’unica opportunità che rimane è quella di vederlo a pezzi su Youtube.