C.S. Lewis e la sua Narnia

Il 22 novembre del 1963 moriva per gravi problemi cardiaci Clive Staples Lewis (classe 1898), docente di Lingua e Letteratura Inglese all’Università di Oxford e autore de “Le Cronache di Narnia”.

Grande amico e collega di John Ronald Reuel Tolkien (che il mondo conosce meglio come J.R.R. Tolkien) Lewis, oltre ad essere appassionato di filologia, amava profondamente i miti nordici, sui quali usava conversare molto spesso con il suo collega docente.

Questi confronti contribuiranno in maniera determinante alla nascita della serie di libri sul mondo fantastico di Narnia che, insieme a quella di Tolkien, segnerà – e continua a segnare – la narrativa fantasy internazionale dedicata all’infanzia e non solo: il viaggio che si compie leggendo le Cronache è di quelli che non si dimenticano.

E non è un caso quindi che da quasi settant’anni la sua raccolta è uno dei volumi più venduti al mondo.

Narnia, e lo dice lo stesso autore nella sua prefazione, è dedicata ai bambini che arrivano alla soglia dell’adolescenza, ed è uno splendido viatico all’altro universo fantastico che è la Terra di Mezzo di Tolkien, che invece è adatto a ragazzi un po’ più grandi.

Ma l’opera di Lewis non si limita alle Cronache, fra i numerosi saggi da lui firmati infatti spicca “Il Cristianesimo così com’è” (edito in Italia da Adelphi) che ancora oggi è ambito di confronti teologici.

Alla sua vita personale poi, e in particolar modo all’incontro, al successivo matrimonio con Helen Joy Davidman-Gresham e alla prematura morte di questa, è ispirato il film diretto da Richard Attenborough nel 1993 “Viaggio in Inghilterra” con Anthony Hopkins (nel ruolo di Lewis) e Debra Winger (in quello della Joy).

Il destino volle che la sua dipartita fu di fatto ignorata dai media perché avvenne lo stesso giorno dell’assassinio a Dallas di John Fitzgerald Kennedy.

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