“Il corvo” di Henri-Georges Clouzot

(Francia, 1943)

Questo capolavoro della cinematografia mondiale è stato uno dei film più ferocemente attaccati e censurati della storia, tanto da portare il suo regista Henri-Georges Clouzot ha subire una condanna di allontanamento dal cinema “a vita”.

Ovviamente bisogna ricordare le contingenze storiche in cui questa pellicola approdò nelle sale cinematografiche. Siamo nella Francia il cui Governo è quello collaborazionista e filo nazista di Vichy. Tutti i francesi boicottano le pellicole tedesche e così il III Reich decide di creare la Continental, una casa di produzione francese per realizzare e distribuire i suoi film in loco.

Clouzot, dopo le prime esperienze come sceneggiatore si trasferisce in Germania dove realizza le versioni francesi di film tedeschi, e per questo conosce fra gli altri il maestro Fritz Lang. Quando Hitler prende il potere, Clouzot viene licenziato per le sue amicizie con numerosi cineasti di religione ebraica. Torna così in Francia dove però si ammala di tubercolosi e viene relegato per oltre quattro anni in un sanatorio.

Guarito, Clouzot viene assunto dalla Continental come responsabile della revisione delle sceneggiature. Scrive lo script dell’ottimo giallo “L’assassino abita al 21” che dirige lui stesso nel 1942, esordendo dietro la macchina da presa. Visto il successo al botteghino, la Continental gli produce il suo secondo film: “Il corvo”.

Ispirandosi ad un fatto realmente accaduto poco dopo la fine della Prima Guerra Mondiale in un piccolo paesino della provincia francese, Clouzot ci racconta la caduta agli Inferi di una piccola comunità falsa, ipocrita e perbenista.

Il medico Rémy Germain (Pierre Fresnay, indimenticabile coprotagonista dello splendido “La grande illusione” del maestro Jean Renoir) si è trasferito da poco in una piccola cittadina di provincia. E’ un uomo solitario e volitivo, con molti dubbi e poche certezze: un vero libero pensatore.

Così, il fatto che durante i parti che segue preferisca sempre salvare la madre anche a discapito del nascituro, lascia l’ambito a malcontenti e sospetti che si concretizzano in alcune lettere anonime firmate dal fantomatico “Corvo”, che lo accusa palesemente di praticare aborti clandestini.

Ma il Corvo non si ferma a Germain, in pochi giorni quasi ogni abitante della piccola cittadina riceve una lettera anonima con accuse ben precise, e molto spesso veritiere. Il caos e il sospetto travolgono tutti, e l’unico che sembra non perdere la lucidità è proprio Germain che tenta di scoprire la vera identità dell’infame delatore…

Pochi giorni prima della sua uscita nelle sale, Clouzot viene licenziato in tronco dalla Continental perché, secondo il Regime, il film è un palese atto d’accusa contro la delazione, che invece il Governo collaborazionista francese reputa fondamentale e incoraggia in ogni modo.

Il film sbanca al botteghino e la critica vicina alla Resistenza transalpina gli si scaglia violentemente contro perché lo reputa, ingiustamente, un atto d’accusa contro la società “corrotta” francese. La Chiesa Cattolica rincara la dose, visto che il protagonista e unico personaggio positivo è un libero pensatore che la domenica non va a messa.

Terminato il conflitto mondiale Clouzot, a causa di questa pellicola, viene ingiustamente allontanato a vita dai set cinematografici dai tribunali francesi. Solo l’intervento di numerosi autori e intellettuali palesemente di sinistra come, Jean Coteau e soprattutto Jean-Paul Sartre (amico personale di Clouzot), obbligano la corte che aveva formulato la sentenza a ridurre a soli due anni la pena.

La realtà, a quasi ottant’anni dalla sua realizzazione è che “Il corvo” è un capolavoro della cinematografica planetaria con alcune scene memorabili, manifesto contro la delazione e soprattutto le bassezze della meschinità umana, tema che oggi in tempo di social torna prepotentemente attuale. E’, di fatto, un perentorio atto d’accusa contro la paura e il sospetto, e un inno alla ribellione e alla giustizia.

La potenza visiva del film è ancora intatta. Più di una scena è ormai parte integrante della storia del cinema, come quella in cui Germain parla con l’esperto grafologo, e questo fa oscillare una lampada su un mappamondo per dimostrargli che la luce e l’ombra appaiono in relazione a dove uno l’osserva. O quella del funerale in cui dal carro funebre cade una lettera anonima che tutte le persone che seguono il feretro evitano come la peste, per non dimenticare quella della messa domenicale nella basilica della città, in cui dal soffitto della navata centrale cade con esasperante lentezza un’altra lettera anonima.

Per la chicca: Clouzot era ossessionato dalla perfezione nei suoi film, “ossessione” paragonabile a quella di Hitchcock o Kubrick. Fu questa ossessione, raccontato le cronache dell’epoca, che fece finire la vecchia amicizia fra il regista e Fresnay, nata decenni prima dietro le quinte dei teatri francesi. Alla fine delle riprese, infatti, l’attore abbandonò il set esausto e sfinito dal maniacale perfezionismo del suo “ex” amico.

Il dvd riporta una ricca sezione extra che comprende un interessante filmato con Vieri Razzini che parla del film, il trailer originale e una ricca galleria fotografica con immagini dal set e alcune locandine d’epoca del film.

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