“Bianco letale” di Robert Galbraith

(Salani Editore, 2019)

La stessa J.K. Rowling, nei ringraziamenti alla fine di questo libro, ammette che si tratta della sua opera più strutturata e complessa, scritta in contemporanea ad altre.

Ed infatti “Bianco letale” è senza dubbio l’inchiesta più complicata di Cormoran Strike che, insieme alla “sua” Robin Ellacott, deve affrontare e risolvere la morte – forse un suicidio… – di un alto membro del Governo di Sua Maestà.

Tutto ha inizio un giorno quando Billy, un ragazzo con evidenti problemi psichici, entra nell’ufficio di Strike annichilito da quello a cui ha assistito qualche tempo prima: qualcuno ha strangolato una bambina, o forse un bambino, e lo ha seppellito avvolgendolo con una coperta rosa. Travolto dai suoi stessi terribili ricordi Billy poi scappa…

Sono un fan sfegatato della Rowling, così come ovviamente del suo pseudonimo Robert Gailbraith e quindi anche di Cormoran Strike e l’ho seguito con piacere ne “Il richiamo del cuculo“, “Il baco da seta” e “La via del male“. Ma questa sua ultima avventura è sinceramente un tono sotto le altre. La storia del delitto e quella della sua definitiva ricostruzione si sviluppano un pò troppo artificiosamente, cosa davvero singolare per la Rowling.

Ma, nonostante ciò, la creatrice di Harry Potter in molte pagine dimostra comunque di essere davvero una scrittrice eccezionale, e quindi vale sempre la pena leggere un suo libro.

Un pensiero su ““Bianco letale” di Robert Galbraith

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