“Laveno, solo andata” di Umberto Domina

(Rusconi, 1980)

Cosimo Cras è il direttore di quello che noi oggi chiameremo Marketing di una grande e prolifica azienda che ha sede a Milano. Sposato con Madly e con due figli adolescenti (che lui chiama Gempa e Gempo), Cosimo però è “morto di routine” e detesta le situazioni e i classici luoghi comuni tanto da essere quasi ossessionato dal redigere un Prontuario delle Frasi Comuni.

Così decide di morire per poter abbandonare la sua banale e ripetitiva esistenza. Ma non intende certo morire davvero. Il Cras vuole proseguire la sua vita da misantropo, chiuso in un piccolo convento a Laveno, nel cui cimitero viene tumulata la sua bara vuota. Ogni settimana, così, sbirciando da dietro la sua lapide – alla quale si accede dall’interno del convento – saluta di nascosto i suoi figli e sua moglie, che lo ha assecondato ma certo non condivide la sua remissiva scelta.

Anche se il Cras ha ingannato i suoi amici e i suoi colleghi, non lo ha fatto per soldi, visto che si è dimesso prima di maturare la pensione. E la piccola attività commerciale di sua moglie garantisce a lei e ai loro figli un tenore di vita più che accettabile. Cosimo la ha fatto quindi solo perché stanco di vivere e soprattutto per dedicarsi esclusivamente alla redazione del suo Prontuario.

Ma parafrasando il grande John Lennon: “La vita è quello che ti capita mentre stai facendo altri progetti” e così i progetti di Cosimo, anche se nascosto e isolato nel vecchio convento, cozzeranno con la realtà…

Delizioso e originale romanzo di Umberto Domina (1921-2006), fra i nostri più arguti umoristi e autori, che dopo “Contiene frutta secca” torna a divertirci raccontandoci la storia di un uomo stanco …di essere stanco. L’arte di Domina, oltre alla sua immortale ironia, rende questo romanzo, che compie giusti giusti quarant’anni, ancora incredibilmente attuale.

Da leggere.

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