“Il giro del mondo in 80 giorni” di Michael Anderson

(USA, 1956)

Da qualche decennio girava fra i produttori di Hollywood l’idea, che molti giudicavano “malsana”, di portare sul grande schermo il visionario e straordinario romanzo di Jules Verne “Il giro del mondo in 80 giorni”.

Nessuno però aveva il coraggio di assumersi un tale impegno fino a quando Mike Todd ne acquisì i diritti e produsse l’omonimo film che uscì nelle sale americane il 17 ottobre del 1956, riscuotendo un successo clamoroso in tutto il mondo.

All’inizio Todd aveva chiamato a dirigerlo John Farrow, già famoso e capace regista (nonché padre di Mia) ma i due entrarono in conflitto quasi subito e il produttore optò per un giovane di ottime speranze come Michael Anderson.

A Todd, infatti, serviva soprattutto un buon cameramen e direttore della fotografia, il resto era tutto nella sua testa. Il produttore (con un passato di costruttore prima, e impresario teatrale dalle sfarzose produzioni poi) era stato uno dei fondatori della Cinerama, la società che aveva realizzato l’omonimo formato panoramico in uso a Hollywood, e in quel periodo aveva appena brevettato il Todd-AO.

Insieme alla American Optical Company, Todd era riuscito a realizzare con una sola macchina da presa quello che il Cinerama faceva con tre, riducendo di due terzi i costi (visto poi che per riprodurre in Cinerama ci volevano ben tre proiettori contemporaneamente).

Con questa nuova e determinante innovazione il libro di Verne era proprio il soggetto ideale per mostrare agli spettatori parti del mondo sconosciute o spettacolari scenografie create dallo stesso Todd apposta per il film. Così l’opera dell’immenso Verne venne alquanto rivista, corretta e adattata per fornire “cartoline” da tutto il mondo.

Ma se il film presenta dei limiti di sceneggiatura, possiede comunque il suo fascino romantico e forse ingenuo, e consacra di fatto un filone di cospicuo e duraturo successo.

La storia – o il fato – ci ha impedito di sapere se Todd poi sarebbe salito nell’Olimpo dei grandi produttori cinematografici visto che poco meno di un anno e mezzo dopo l’uscita del suo primo e unico film, perì in un incidente aereo, lasciando sua figlia Liza di pochi mesi e la sua giovane vedova, Elizabeth Taylor.

Certo è che anche con un solo film Todd ha lasciato il segno. Fu lui stesso, infatti, ad inventare e coniare il termine “cameo” per le fugaci apparizioni di famose star nei film. “Il giro del mondo in 80 giorni” ne contiene ben 40 fra cui spiccano i divi più famosi del momento.      

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