“La bambina dimenticata dal tempo” di Siobhan Dowd

(Uovonero, 2008)

Nel suo secondo romanzo la scrittrice Siobhan Dowd ci porta ancora una volta nell’Irlanda degli anni Ottanta lacerata dal conflitto secolare contro la Gran Bretagna.

1981, in una piccola cittadina al confine fra la Repubblica d’Irlanda e l’Irlanda del Nord, sotto il dominio della Corona, vive il diciottenne Fergus.

A breve dovrà sostenere gli esami di maturità per potersi trasferire a Dublino e iniziare gli studi in medicina. Ma la sua famiglia, come tutte quelle che vivono nella zona, è convolta direttamente nel conflitto contro le truppe di Sua Maestà, secolari “invasori” delle libere terre d’Irlanda.

Suo fratello maggiore Joe, infatti, è in carcere in quanto membro dell’IRA, l’esercito di liberazione irlandese. E seguendo l’esempio di Bobby Sands, morto poche settimane prima, ha iniziato lo sciopero della fame affinché il Primo Ministro britannico Margaret Thatcher riconosca a lui e a tutti i membri dell’IRA detenuti il titolo di prigioniero politico, gettando Fergus e la sua famiglia in un grave stato di attesa e paura.

Una notte, mentre con lo zio Tally si è recato in una torbiera per rubare torba da rivendere clandestinamente, Fergus scorge nel terreno il corpo di una bambina. Dopo lo choc iniziale i due decidono di avvertire le autorità.

In breve si scope che la bambina è in realtà una mummia di palude. I resti, infatti, risalgono all’Età del Ferro e sono stati incredibilmente conservati nel corso dei millenni dalle proprietà naturali della torba.

Mentre l’intera nazione parlerà del ritrovamento, Fergus instaurerà un rapporto surreale interiore con la bambina che, mostrandogli i fatti salienti della sua remota esistenza, aiuterà il giovane ad affrontare la sua…

La Dowd ci regala un altro bellissimo romanzo di formazione, con momenti duri e momenti teneri, proprio come è la vita.

Da leggere.

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