“La gatta” di Jun’ichirō Tanizaki

(Bompiani, 1977)

C’è chi ama gli animali e chi no. E fra quelli che amano gli animali, ci sono quelli che amano i gatti. Visto che possiedo più di un gatto, un cane e altri animali più o meno domestici, non sto certo affermando che gli amatori di gatti sono più o meno valorosi degli altri. Dico solo che avere e amare un gatto – così come amare un canarino o un furetto – ha le sue peculiarità.

Leggendo questo breve ma intenso romanzo di Jun’ichirō Tanizaki, pubblicato per la prima volta nel 1936, si comprende subito che l’autore era un fervente amante dei piccoli felini.

Tanizaki è stato uno dei più importanti scrittori giapponesi del Novecento, nominato per il Nobel per la Letteratura nel 1964, e autore di numerosissimi scritti, da cui il cinema mondiale ha preso più volte ispirazione nel corso dei decenni.

La protagonista di questo romanzo è Lily, una splendida gatta di dieci anni, che l’indolente Shozo ama follemente da quando l’ha raccolta ancora cucciola, e che adesso è al centro delle macchinazioni della sua ex moglie Shinako ai danni della nuova Fukuko. Ma i gatti non si addomesticano, visto che si dice che siano loro a scegliere il padrone, e non il contrario…

Magistrale racconto psicologico che, parlando di amore per i gatti, ci racconta in maniera sublime dell’animo umano.

Da leggere.

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