“I sette peccati capitali e le sette virtù capitali“ di Giorgio Scerbanenco

(2010, Garzanti)

Il formato racconto nella nostra cultura editoriale ha una scarsissima diffusione, soprattutto poi se l’autore è un italiano.

Non voglio dilungarmi troppo sul concetto che il racconto è stata la palestra dove hanno mosso i primi passi quasi tutti i più grandi autori mondiali, e che ignorarlo significa annullare di fatto l’ambito principe in cui si formano le nuove leve: la ricchezza di racconti è il sintomo principale di una letteratura viva e fresca (la quasi nullità di riviste italiane dedicate alla pubblicazione di racconti inediti la dice lunga sullo stato della letteratura del nostro Paese).

Ma torniamo a Scerbanenco: questi quattordici racconti segnano uno degli apici della narrativa italiana del secondo Novecento. Quattordici viaggi indimenticabili creati da un autore fin troppo spesso dimenticato.

Assolutamente da leggere.

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