“Situazione disperata ma non seria” di Robert Shaw

(1966, Garzanti)

Se di Robert Shaw ho sempre ricordato il suo volto prestato al cinico cacciatore Quint de “Lo squalo” di Steven Spielberg, al cattivo e biondissimo Grant che per poco non riesce ad uccidere Sean Connery in “007 – Dalla Russia con amore” (1963), o al claudicante Doyle Lonnegan che viene gabbato magistralmente da Paul Newman e Robert Redford ne “La stangata” (1973), ho sempre ignorato invece la sua carriera di scrittore.

Sul banco di un mercato di libri usati ho trovato per caso il suo incredibile romanzo d’esordio “Situazione disperata ma non seria”.

Durante la Seconda Guerra Mondiale due soldati alleati vengono paracadutati oltre le linee nemiche sul suolo tedesco, ma finisco per atterrare nel centro di una cittadina. Per salvarsi dal linciaggio accettano l’ospitalità di Frick, un signore tedesco affabile ed educato, che li rinchiude nella propria cantina.

Fra carcerati e carceriere si instaura un rapporto così particolare che alla fine del conflitto Frick continuerà a tenerli prigionieri, mentendo spudoratamente sul suo esito e sulla nuova situazione mondiale.

Se la “situazione” è destinata ad avere accenti drammatici e claustrofobici (che la cronaca reale riprende anche troppo spesso), i suoi protagonisti riescono a divertire, alleggerendo tutto lo sviluppo del racconto.

Nel 1965 Gottfried Reinhardt gira “Situazione disperata ma non seria” la versione cinematografica del romanzo, con Alec Guinness nei panni di Frick e Robert Redford in quelli di uno dei due prigionieri.

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