“Piccoli equivoci senza importanza” di Antonio Tabucchi

(Feltrinelli, 1985/2003)

Il formato del racconto nel nostro Paese, non mi stanco mai di ricordarlo, è ingiustamente bistrattato dalla maggior parte degli editori che raramente ne pubblicano raccolte. Questo a meno che l’autore non sia già uno scrittore famoso. Cosa che dimostra, come d’altronde molte altre, la staticità mentale dei alcuni dei nostri più importanti venditori di libri.

Ma torniamo al grande Antonio Tabucchi e a questa sua raccolta di racconti. Uscita nel 1985 “Piccoli equivoci senza importanza” ne raccoglie undici, il primo dei quali dona il titolo al volume.

Fra tutti, se proprio devo scegliere, preferisco  “Aspettando l’inverno”, “Il rancore e le nuvole” e “Cinema” – e non per forza in quest’ordine – ma anche in ognuno degli altri l’indimenticabile Tabucchi dimostra di essere un grande scrittore e soprattutto un grande conoscitore e narratore dell’animo umano e delle sue più intime tragedie.

Ma “Cinema” …che bello!

Dopo averli letti, vediamo se c’è ancora qualcuno che snobba il formato racconto…

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