“Mirage” di Edward Dmytryk

(USA, 1965)

Tratto dal romanzo di Howard Fast – già autore di “Spartacus”, pubblicato nel 1951, che ispirò Kirk Douglas e Stanley Kubrick per l’omonimo film, e fra le vittime più illustri del Maccartismo –  “Mirage”, oltre ad essere un classico e claustrofobico noir con tutti i crismi, tocca argomenti che diverranno molti comuni negli anni successivi come la pace nel mondo, il lato oscuro delle grandi società benefiche (che oggi chiamiamo “onlus”) e, soprattutto, quello dei “grandi benefattori”.

Una sera, un improvviso blackout, lascia al buio uno dei più imponenti grattacieli di Manhattan, dentro il quale lavora David Stillwell (un sempre gaiardo Gregory Peck).

Dopo i primi istanti di disorientamento Stillwell scende la numerose rampe di scale per tornare a casa, ma lentamente tutto comincia a diventare confuso. Gli ultimi due anni della sua esistenza, infatti, sembrano essere caduti nel buio più profondo.

Stillwell prova prima a rivolgersi a un noto psichiatra e poi al detective privato Ted Caselle (un Walter Matthau in insoliti – ma non unici – abiti polizieschi) che lo scambiano per un mitomane. Ma quando lo stesso Caselle si rende conto che un uomo pedina ostinatamente Stillwell cambia idea…

Godibilissimo fino all’ultimo fotogramma “Mirage”, diretto dal grande artigiano della macchina da presa Edward Dmytryk, non lesina colpi di scena e di pistola.

Per chi ama il thriller e il noir.

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