L’anniversario totale di William Shakespeare

I pochi documenti ufficiali sulla vita e sulla morte del Bardo di Stratford upon Avon ci dicono che nacque e morì lo stesso giorno: il 23 aprile, con una differenza di 52 anni.

Oggi quindi si festeggia il 450° anniversario della nascita di William Shakespeare – al tempo stesso, ma con molta meno enfasi, il 398° anniversario della sua morte – l’autore più rappresentato in tutto l’occidente e non solo.

Se è vero che sulle sue opere è stato scritto tantissimo – “tutto” sarà impossibile scriverlo anche fra altri 450 anni! – sulla sua vita, invece, ci sono moltissimi punti e periodi oscuri.

L’unico documento autografo del Bardo a tutt’oggi riconosciuto, che non sia un’opera letteraria o teatrale, è il suo testamento nel quale lascia alla moglie il “secondo miglior letto” della casa, e che per stile e sintassi non ha davvero nulla a che vedere con le sue opere.

La teoria che in questi ultimi decenni ha preso piede è che in realtà Shakespeare, la cui carriera di attore invece è ampiamente documentata, sia stato una sorta di prestanome di un autore che volontariamente si sia voluto nascondere.

Nel film “Anonymous” di Ronald Emmerich, scritto da John Orloff, si ripercorre la tesi elaborata per la prima volta nel 1920 dallo scrittore britannico J. Thomas Looney, nella quale l’autore di tutte le opere firmate da Shakespeare sia Edward de Vere, conte di Oxford, e uno dei numerosi figli illegittimi di Elisabetta I.

Un’altra ipotesi vede invece come autore delle opere del Bardo nientemeno che Christopher Marlowe, drammaturgo poeta e traduttore inglese del tempo. A solleticare gli studiosi sono le numerose incongruenze fra la vita e le opere del genio di Stratford upon Avon.

Tanto per fare un esempio, in “Romeo e Giulietta” ci sono numerose descrizioni della vita e della città di Verona che solo un testimone oculare avrebbe potuto riportare, mentre i documenti storici ci dicono che Shakespeare nel corso della sua vita non ha mai lasciato l’Inghilterra. Marlowe e de Vere invece si.

Alla fine del Cinquecento non era così semplice scrivere di una città così lontana senza esserci stato, le cartine geografiche erano approssimative e di difficilissima reperibilità, per non parlare delle immagini.

C’è ancora una terza teoria che vede Shakespeare prima attore e poi impresario, e proprio in questo ruolo il Bardo avrebbe raccolto comprando (e forse alcune volte anche rubacchiando) opere di autori contemporanei per avere materiale per la sua compagnia, e alle quali poi ha inserito il suo nome per praticità.

Di certo William Shakespeare è stato uno dei pochissimi attori e impresari della sua epoca a morire ricco.

Ma di chi sia stato realmente l’autore delle opere immortali come “Amleto”, “Otello” o “Romeo e Giulietta” in fin dei conti ce ne fregiamo della grossa.

Forse non sarà stato proprio il Bardo, ma quello che è certo è che alla fine del Cinquecento e nei primi anni del Seicento la cultura elisabettiana ha permesso la fioritura di opere così straordinarie ed eterne, e se Shakespeare è stato l’inventore della figura del “ghost writer”: chissenefrega!

…Questo non è il problema…

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