“Ultimo domicilio conosciuto” di José Giovanni

(Francia/Italia, 1970)

Tratto dal romanzo (introvabile) di Joseph Harrington, questa pellicola diretta da José Giovanni – che ne scrive anche la sceneggiatura – ci regala una delle migliori interpretazioni del grande Lino Ventura.

Marceau Leonetti (un granitico Ventura) è uno sbirro alla vecchia maniera: poche parole e molti fatti. E’ stato anche insignito della Legion d’Onore, ma la sua vita è stata segnata irrimediabilmente dall’incidente stradale in cui hanno perso la vita sua moglie e la sua piccola figlia, mentre lui era al volante.

Diventato un uomo solitario, Leonetti si dedica al lavoro dove inanella un successo dietro l’altro. Ma all’alba di una fredda mattina d’inverno incappa in un giovane ubriaco al volante. Invece di chiamare una pattuglia, decide di portalo lui al commissariato. Il ragazzo, però, è il figlio di un noto avvocato che riesce a farlo scarcerare in pochi minuti e accusare pesantemente Leonetti di maltrattamenti. Non avendo testimoni a suo favore il poliziotto non può dimostrare la sua innocenza, e così dalla prestigiosa Polizia Criminale viene trasferito in un piccolo commissariato di periferia.

Lì viene incaricato di arrestare i molestatori che imperversano nei cinema della zona. Per individuarli gli viene affidata Jeanne Dumas (Marlène Jobert) una giovane ausiliaria ottimista e alle prime armi.

Anche se il lavoro è davvero pesante e i due hanno vite e caratteri agli antipodi, Jeanne e Marceau iniziato ad affiatarsi. Quasi per caso, il suo responsabile, gli affida una nuova inchiesta: deve ritrovare Roger Martin, il testimone cruciale nel processo contro Soramon, un noto criminale. Ma Leonetti ha solo una settimana per trovarlo, perché dopo si chiuderà il processo e Soramon verrà liberato. Sono cinque anni che la Polizia Criminale tenta di scovarlo, ma l’anonimo contabile Martin sembra svanito nel nulla.

Leonetti e Jeanne iniziano le ricerche e sulle loro tracce si mette subito Greg (Michel Costantin) killer spietato al servizio di Soramon…

Struggente e crepuscolare poliziesco tipico di quegli anni, che ricorda molto nelle atmosfere gli scritti del grande Giorgio Scerbanenco, e che ha per sfondo le infinite periferie parigine protagoniste di “Due o tre cose che so di lei” diretto da Jean-Luc Godard nel 1967.

Per la chicca: la giovane e inesperta Jeanne ha il volto della Jobert che nella vita reale è la madre dell’attrice Eva Green. Il volto, invece, del perfido Greg è quello di Costanitin che nella realtà, prima di diventare attore è stato un noto giornalista sportivo, e prima ancora – cosa che lo accomuna allo stesso Ventura, campione d’Europa di lotta greco-romana nel 1950 – capitano della nazionale francese di pallavolo.

Da ricordare la struggente colonna sonora firmata da Francois De Roubaix e, nella nostra versione, la splendida voce di Glauco Onorato che doppia Ventura.

La pellicola si conclude con la frase “…la vita è un bene perduto, se non è vissuta come avresti voluto” del poeta rumeno Mihai Eminescu.

“La famosa invasione degli orsi in Sicilia” di Lorenzo Mattotti

(Francia/Italia, 2019)

Dopo quasi settantacinque anni arriva un ottimo adattamento cinematografico del romanzo – edito per la prima volta a puntate sul “Corriere di Piccoli” nel 1945 – “La famosa invasione degli orsi in Sicilia” di Dino Buzzati.

A scrivere la sceneggiatura sono lo stesso Lorenzo Mattotti, Thomas Bidegain (già coautore dello script dell’ottimo “La famiglia Bélier” di Eric Lartigau) e Jean-Luc Fromental. La storia di Re Leonzio e del suo popolo di diecimila orsi che dalle montagne scende a valle in una onirica Sicilia del passato, si dipana abbastanza fedelmente allo scritto di Buzzati.

Sulla strada per Caltabellotta (nei pressi di Agrigento) il cantastorie Gedeone (nella nostra versione doppiato da Antonio Albanese) e la sua giovanissima assistente Almerina (Linda Caridi) si rifugiano in una grotta per passare la notte.

Scoprono però che l’antro è occupato da un vecchissimo orso (la cui voce è quella indimenticabile del maestro Andrea Camilleri) e, per non essere mangiati, i due gli raccontano la storia della famosa invasione degli orsi avvenuta quando la Sicilia era piena di altissime montagne.

Con deliziosi disegni che ricordano splendide e immortali opere come quelle di Dalì o di De Chirico, riviviamo la ricerca disperata che Leonzio (con la voce di Toni Servillo) fa di suo figlio Tonio, rapito da alcuni cacciatori.

Assistiamo agli assalti vili e crudeli che il Granduca lancia contro il popolo degli orsi, a come gli orsi poi riescano a sconfiggerlo e, soprattutto, a come Re Leonzio ritrovi suo figlio e diventi il sovrano di tutta l’isola, fino a quando il suo braccio destro Salnitro (doppiato stupendamente da Corrado Guzzanti) clandestinamente…

Davvero una bellissima pellicola d’animazione di alta qualità, dove tutto – i disegni come la colonna sonora – si armonizza col racconto fantastico (in tutti i sensi!) di Buzzati.

Da vedere.