“Quando tutto cambia” di Helen Hunt

(USA, 2007)

C’è chi pensa di essere perfetto, c’è chi cerca di sembrare perfetto, e c’è chi è sicuro di non essere perfetto. A quest’ultima categoria appartiene April, la protagonsita di questa bella pellicola diretta da Helen Hunt.

April (la stessa Hunt) è una brava insegnante delle elementari. Alla soglia dei quarant’anni si sposa col collega Ben (Matthew Broderick). Nonostante i tentativi, April non riesce a rimanere incinta. Sua madre le consiglia vivamente l’adozione, così come ha fatto lei, visto che April è stata adottata. Ma la donna si rifiuta categoricamente: proverà in tutti i modi a diventare una madre “biologica”.

Alla vigilia del primo anniversaro di matrimonio, Ben la lascia e April, al lavoro, conosce casualmente Frank (Colin Firth) il padre di un suo alunno. Poche ore dopo sua madre, aggravatasi, muore. La sua vita subisce così una violenta scossa e quando le cose sembrano tornare a calmarsi, la star del talk show matttutino locale Bernice Graves (Bette Midler) bussa alla sua porta con una notizia alquanto destabilizzante…

Scritto da Helen Hunt, Alice Arlner, Victor Levin (già produttore della serie tv “Innamorati pazzi” che portò la Hunt al successo) e tratto dal romanzo di Elinor Lipman, “Quando tutto cambia” ci parla con eleganza e sincerità di come il modo in cui affrontiamo la vita è determinante per la forma che questa poi prenderà. Davvero un bel film.

Per la chicca: piccolo cameo di Tim Robbins come ospite del talk show.

“Fantozzi” di Luciano Salce

Nel 1975 arriva nelle sale cinematografiche la trasposizione del libro scritto da Paolo Villaggio – nato come una lunga serie di articoli comici – “Fantozzi”. Il successo è clamoroso, tanto da far mettere in lavorazione quasi subito un sequel. Villaggio era già famoso come comico in televisione, ma la pellicola lo consacra definitivamente fra le icone della commedia italiana.

Fantozzi Ragionier Ugo è infatti degno di Bruno Cortona de “Il sorpasso” o di Silvio Magnozzi di “Una vita difficile”, perché immortala con micidiale cattiveria l’italiano medio e la sua vita quotidiana legata a piccoli privilegi e grandi soprusi.

Grazie anche all’interpretazione dello stesso Villaggio e dei grandi caratteristi che Salce sceglie come comprimari – tra cui merita di essere ricordato Gigi Reder nei panni di Filini dell’Ufficio Sinistri – “Fantozzi” diventa una figura centrale del nostro immaginario.

Si possono scrivere pagine e pagine sulle battute o le gag più divertenti dei numerosi film, anche se secondo me il primo e soprattutto “Il secondo tragico Fantozzi” rimangono inarrivabili.

Sono quasi cinquant’anni, esimio Fantozzi Ragionier Ugo, che tutti la prendono in giro e la deridono, ma poi il nostro Paese reale si ritrova molto peggio del suo immaginario.

E si ricordi, egregio, che qui c’è gente che ridevano!

“La lunga notte del dottor Galvan” di Daniel Pennac

(Feltrinelli, 2010)

Grande prova d’autore di Daniel Pennac che in questo lungo racconto – per le sue dimensioni romanzo proprio non si può chiamare – ci mostra tutta la sua arte, la sua fantasia e il suo stile, nonostante parli di malattia e dolore fisico.

In una lunga notte del passato, il promettente e ambizioso giovane dottor Galvan è di turno al Pronto Soccorso dell’ospedale in cui presta servizio. Ma la notte, e la sua vita, cambieranno per sempre quando un uomo, seduto in sala d’attesa da molto tempo, crolla a terra privo di sensi. La diagnosi sembra semplice…

Come diceva John Lennon: “La vita è quello che ti capita mentre stai facendo altri progetti” e così Galvan comprenderà amaramente che tutto il tempo passato a immaginare il suo biglietto da visita da professionista affermato …sarà stato solo tempo sprecato.

E comunque, per i più fanatici pennacchiani, il caro Malaussène non stonerebbe di una virgola nel Pronto Soccorso in cui lavora Galvan…