“Harry Potter e la maledizione dell’erede” di J.K. Rowling, John Tiffany e Jack Thorne

(Salani, 2016)

Che J.K. Rowling sia una delle più geniali scrittrici degli ultimi vent’anni non è una novità, e così non c’è da stupirsi che quest’ultima avventura di Harry Potter non deluda le attese e le aspettative.

E il genio della Rowling sta anche nel voler collaborare con altri due autori e non caricarsi da sola una così grande responsabilita (come accadde per esempio a George Lucas). La scrittrice scozzese ha saggiamente scelto uno specializzato nello scrivere per il teatro come Jack Thorne, e un affermato regista teatrale e cinematografico come John Tiffany.

Questo nuovo episodio è stato pensato e scritto non per essere un libro, ma uno spettacolo teatrale, e così il testo è in formato storybook – così come è evidenziato nella copertina – che noi italiani chiamamo semplicemente …sceneggiatura.

Non ho la minima intenzione di raccontare la storia o parte di essa, riporto solo quello che è scritto in quarta di copertina: “L’ottava storia. Diciannove anni dopo”. E’ chiaro quindi che entra in scena una nuova generazione…

Fra colpi di scena geniali e atmosfere cupe e mortali, torniamo nel mondo di Hogwarts e della sua splendida, ma a volte letale, magia. E il bello è che lo facciamo tutti con qualche anno in più, compresi gli autori. E non storcete il naso: invecchiare non vuol dire diventare per forza più noiosi… anzi!

Chiudo col ridordare che lo spettacolo che ha esordito a Londra lo scorso giugno è tutto esaurito fino alla fine del prossimo 2017. E che già si parla di un adattamento cinematografico in tre film, anche se il testo in realtà è composto solo da due atti.

Speriamo che stavolta scelgano meglio il giovane attore che impersonerà il protagonista, visto che nella serie dei film multimilionari, a mio personale parere, era davvero l’unico grande punto debole. Adesso potete storcere il naso…

“Lezioni di respiro” di Anne Tyler

(Guanda, 1990)

“Di buone intenzioni sono piene le fosse” dice un antico e saggio detto. Ed è “con le migliori intenzioni” che Maggie Moran affronta la sua e esistenza e si relaziona con quella di tutti coloro che ama e frequenta.

Questo sabato è un giorno particolare, un giorno in cui Maggie e suo marito Ira, devono partecipare la funerale di Max, marito di Serena, compagna di liceo della stessa Maggie.

Durante il viaggio in auto per raggiungere la cittadina in cui si svolgerà la cerimonia, Maggie ripensa al lontano ricordo della scuola fatta assieme a Serena, periodo in cui ha iniziato a frequentare Ira.

Con le migliori intenzioni Maggie ha costruito il rapporto con il ragazzo che poi sarebbe diventato suo marito, con le sue compagne, e poi con i suoi figli. E, sempre con le migliori intenzioni, Maggie spesso cerca di far aderire le persone e i loro compartamenti con quelli che lei idealizza nella sua testa.

Cosa che finisce per creare non poche contraddizioni, visto che Maggie vuole vedere solo quello che le piacerebbe vedere…

Bel romanzo di una grande autrice che amo molto. Vincitore del Premio Pulitzer 1989.

“La canzone del mare” di Tomm Moore

(Irlanda/Danimarca/Lussembrugo/Belgio/Francia, 2014)

Tomm Moore, irlandese classe 1977, è stato candidato all’Oscar nel 2010 per il suo film d’animazione d’esordio “The Secret of Kells”, che da noi non è stato neanche doppiato per la tv.  Nel 2014, grazie a una coproduzione internazionale, torna al cinema con “La canzone del mare” e riceve una nuova nomination come miglior pellicola d’animazione dell’anno.

Se nel suo primo film Moore ha usato diverse tecniche di animazione, in questo usa una delle più classiche e legate al semplice 2D, ma con dei disegni davvero splendidi. Anche la colonna sonora che si ispira a canzoni tipiche irlandesi, interpretata in maggior parte dalla cantante Lisa Hannigan, è davvero molto bella.

Il piccolo Ben vive felice con i genitori Bronagh e Conor su una piccola isola nell’oceano, dove suo padre è il guardiano del faro. Un triste giorno però, proprio quando tutto sembra perfetto, Bronagh muore dando alla luce la piccola Saorise.

Passano gli anni ma Ben a stento riesce a sopportare la sorellina, sia perché è per colpa sua – secondo lui – che ha perso la mamma e fatto esplodere la successiva e inconsolabile tristezza in cui vive avvolto il papà, sia perché, nonostante i sei anni, Saorise non parla ancora.

Se Ben odia l’acqua dell’oceano, la sorella invece ne è profondamente attratta, così come lo era sua madre. E come sua madre, è profondamente legata agli antichi miti e alle antiche leggende della sua terra…

Un cartone animato d’autore, forse più per grandi che per piccoli, da godere fino all’ultimo disegno.