“Lucy” di Luc Besson

(Francia, 2014)

Se Simone de Beauvoir sosteneva che “Tutti gli uomini sono mortali”, Luc Besson ci dice – e come dargli torto?! – che invece sono le donne a essere immortali.

Loro che possono direttamente riprodursi e tramandare tutto il loro bagaglio genetico e la loro conoscenza.

Non è un caso perciò che il primo esemplare ritrovato di ominide con caratteristiche di bipede, risalente a circa 3,2 milioni di anni fa, sia proprio una femmina, che venne poi chiamata Lucy in omaggio alla canzone “Lucy in the Sky with Diamonds” dei Beatles.

E non è un caso neanche che la protagonista di questa affascinante pellicola si chiami appunto Lucy, incarnata da una seducente e bravissima Scarlett Johansson.

Con alcune splendide sequenze, che richiamano “Tree of Life” di Terrence Malick, Besson – come accade molto spesso – firma un ritratto-inno di una donna speciale che rompe le regole (come in “Nikita”, “Giovanna d’Arco” e “Adelè e l’enigma del faraone” tanto per citarne alcuni) e da cui gli uomini non possono fare altro che imparare.

“Nella valle di Elah” di Paul Haggis

(USA, 2007)

Il regista vincitore dell’Oscar per il film “Crash – Contatto fisico” Paul Haggis firma una delle migliori pellicole contro la guerra degli ultimi decenni.

Con un cast di prim’ordine, fra cui spiccano Tommy Lee Jones, Charlize Theron e Susan Sarandon, Haggis ci racconta la devastazione mentale e morale senza ritorno dei giovani militari che tornano in patria dopo essere stati a “esportare democrazia” in Medio Oriente.

Un film davvero duro e drammatico, forse anche troppo per il pubblico americano che al botteghino – a differenza di “Crash” – non l’ha poi così apprezzato ma, citando il grande Marco Paolini, una doverosa ode civile in favore delle vittime materiali e morali di tutte le guerre.

Con una scena finale che rimane negli annali del cinema, soprattutto quello che si scaglia e protesta vigorosamente contro ogni guerra, questo film andrebbe fatto vedere a scuola.