“Solitaire Station” di Lucius Shepard

(Delos Books, 1992)

Non sono un amante della letteratura di fantascienza in generale (a parte il frutto di geni come Philp K. Dick e Rod Serling) ma questo romanzo di Lucius Shepard, che è scomparso lo scorso 18 marzo, mi ha davvero entusiasmato.

Solitaire Station è una grande stazione dalla quale partono e arrivano le navi per l’esplorazione del cosmo al fine di trovare un pianeta vivibile. Ma la mancanza di risultati abbatte il morale nella stazione, che si incupisce pericolosamente.

A farne le spese è soprattutto Bill Stamey, un disabile mentale al quale la compagnia che gestisce la stazione ha inserito nel cervello un microchip per “educarlo” e tenerlo sotto controllo, e che viene eletto suo malgrado a valvola di sfogo.

Dietro a questa meschina intolleranza c’è l’ombra della Magnificenza, una feroce setta classista che ormai ha ramificazioni in molte parti dello spazio conosciuto.

A difendere Stamey, che ormai tutti chiamano in maniera dispregiativa Barnacle Bill (protagonista fannullone e scansafatiche impersonato da Wallace Beery del film del 1941 “Vecchio squalo” di Richard Thorpe) c’è solo John, il capo della sicurezza della stazione, che non potrà evitare di scontrarsi alla fine, sanguinosamente, direttamente contro la Magnificenza.

Grande storia e grande ambientazione, nella più coinvolgente tradizione fantascientifica americana.