“Ho affittato un killer” di Aki Kaurismäki

(Finlandia/UK/Francia/Svezia/Germania, 1990)

In una Londra lunare vive e lavora, o sarebbe meglio dire vive per lavorare, l’anonimo e solitario impiegato di origine francese Henri Boulanger (impersonato dall’attore simbolo di Francois Truffaut Jean-Pierre Léaud).

Quando l’ente per cui lavora da quindici anni lo licenzia, ad Henri crolla il mondo addosso. Non avendo più motivo per vivere decide di suicidarsi, ma per goffaggine e vigliaccheria non ci riesce.

Si rivolge così al padrone di uno dei locali più malfamati della città per assoldare un killer. La sera, per ingannare l’attesa, forse per la prima volta in vita sua, entra nel pub sotto casa. Lì incontra la fioraia Margaret di cui si innamora all’istante.

Finalmente Henri ha un nuovo motivo per vivere, ma il killer è già sulle sue tracce…

Fantastica – in tutti i sensi – commedia nera dell’abile Kaurismäki, grande e ironico indagatore dell’animo umano, godibile fino all’ultimo fotogramma, e che dona – giustamente – al suo autore una meritata notorietà internazionale.

“MASH” di Robert Altman

(USA, 1970)

Durante le riprese di questo capolavoro Donald Sutherland, che allora aveva già un certa notorietà, volle un incontro urgente con il produttore perché profondamente preoccupato per quello a cui stava partecipando: tutto gli sembrava così ridicolo e sconclusionato che una volta nelle sale il film avrebbe certamente compromesso la sua carriera appena decollata.

Più o meno quello che fece Anthony Quinn nel corso delle riprese di “La strada” diretto dal giovane Federico Fellini. E come Quinn, Sutherland si sbagliava: oltre ad incassi clamorosi in tutto il mondo “MASH” (acronimo di “Mobile Army Surgical Hospital”) di Robert Altman vince, fra i numerosi premi, la Palma d’Oro al Festival Cannes e l’Oscar come migliore sceneggiatura non originale scritta da Ring Lardner Jr. (oltre alle candidature come miglior film, migliore attrice non protagonista a Sally Kellerman, miglior regia e miglior montaggio).

L’allora semi sconosciuto Altman, che però aveva già un’ampia esperienza di regista per la televisione, firma una delle migliori pellicole antimilitaristi della storia, che con un’ironia devastante si prende gioco delle truppe americane durante il conflitto in Corea.

La cosa è ancora più clamorosa se si pensa che nel 1970 gli USA erano nel pieno della drammatica guerra in Vietnam, e con alla Casa Bianca Richard Nixon.

Dato l’enorme successo del film, la 20th Century Fox decide di realizzare una serie televisiva ad esso ispirata, della quale vengono girate ben 11 stagioni.

“Nel paese delle creature selvagge” di Spike Jonze

(USA/Australia/Germania, 2009)

Chiariamo subito che non è un film sull’Italia di oggi!

Ma il visionario Spike Jonze firma l’adattamento cinematografico più famoso del libro di Maurice Sendak “Nel paese dei mostri selvaggi” pubblicato per la prima volta nel 1963, il cui protagonista è Max, un ragazzino scontroso che dopo l’ennesima lite con la madre – alla quale rifila anche un morso – scappa di casa.

La sua fuga lo porterà su un’isola abitata da enormi creature che, invece di mangiarlo, lo assecondano nominandolo loro Re. Max così è libero di ordinare ai suoi nuovi sudditi ogni tipo di gioco o divertimento sfrenato e spesso violento. Ma ogni tipo di convivenza ha bisogno di regole e così…

Le immagini e gli effetti visivi del film sono davvero emozionanti, proprio nello stile del regista di “Essere John Malkovich”. Anche se per me non è una pellicola per ragazzi “Nel paese delle creature selvagge” è davvero un bel film e, ripeto, non parla del momento storico che sta vivendo il oggi il nostro di Paese…

“Made in Italy” di Nanni Loy

(Italia, 1965)

Oggi è un giorno speciale: tornano le Coppe Europee, sta partendo il nuovo Governo, ma soprattutto inizia il Festival di Sanremo.

Tutto molto italiano e per questo mi sembra proprio il caso di parlare della pellicola a episodi diretta da Nanni Loy nel 1965, con un cast stellare, e scritto a tre mani con Ettore Scola e Ruggero Maccari.

Anche se è una delle migliori espressioni della nostra grande commedia, raramente viene citata accanto agli altri famosissimi titoli. Ci sono pellicole di cui ancora non ho parlato molto più note e studiate, ma parlo di questa oggi perché sembra incredibile (e anche triste) l’attualità del ritratto di noi italiani realizzata in questo film.

A distanza di cinquant’anni la fotografia di Loy sui nostri vizi, sulle nostre debolezze e, soprattutto, sulle nostre meschinità è ancora – pure troppo! – attuale.

Quindi in mezzo secolo non siamo cambiati migliorando?

Dopo aver visto il film e dato un’occhiata alle news interne voglio vedere come rispondete…

“C’era una volta in America” di Sergio Leone

(Italia/USA, 1984)

Il 17 febbraio del 1984 si teneva, a New York, la prima mondiale di “C’era una volta in America” di Sergio Leone, considerato uno dei capolavori della cinematografia mondiale.

Purtroppo è l’ultimo film firmato dal grande – e ancora oggi stracopiato e citato – Sergio Leone che morì nel 1989 durante la preparazione di “Leningrad” (sempre con Robert De Niro e dedicato all’assedio di Leningrado durante la Seconda Guerra Mondiale, ma poi mai realizzato).

Tratta dal romanzo di Harry Gray “C’era una volta in America” è una pellicola sublime, con immagini oniriche inimitabili, e soprattutto è davvero grande cinema.

Leone – che probabilmente è stato il nostro regista più internazionale – fu criticato soprattutto per la violenza di alcune scene, ma dite quello che vi pare – altri lo hanno etichettato come maschilista e piccolo borghese – siamo davanti comunque a un grande ed epico film che ha fatto e, a distanza di tre decenni, continua a fare scuola.

Nel 2012 è stata presentata una nuova versione restaurata con 26’ inediti. E c’è bisogno che aggiunga qualcosa sull’interpretazione stellare del grande Bob De Niro?

“WALL-E” di Andrew Stanton

(USA, 2008)

Per San Valentino (anche se a me viene spontaneo fare subito una rima che si chiude con “…cretino”) ecco dal cilindro un’insolita e romantica storia d’amore.

In questo film d’animazione, premio Oscar nel 2009, il vecchio e anomalo robot pulitore Wall-E è rimasto l’ultimo abitante sulla Terra – se non si considera un indistruttibile scarafaggio – che da 700 anni continua a pulire.

Sulla sua strada arriverà EVE, un automa di ultima generazione che ha una “direttiva” molto particolare…

Un grande film d’animazione della Pixar, più per grandi che per piccini, ma anche una bella e singolare storia d’amore che in maniera semplice ed efficace supera ogni confine e, soprattutto, non finisce in …“ino”!

“Mignolo col Prof”

(USA, 1995/1998)

Questa serie di cartoni animati (il cui titolo originale è “Pinky and the Brain”), prodotta da Steven Spielberg, è una fra le più geniali di questi ultimi anni, ed è stata più volte ispiratrice e citata in altrettante serie cartoons di successo.

Mignolo e il Prof sono due cavie da laboratorio frutto di numerosi esperimenti e per questo geneticamente modificati: uno, il Prof, è letteralmente un genio, mentre l’altro, Mignolo, è stupido oltre ogni limite.

Ma il motore delle serie non è questo, è la brama di conquistare il mondo da parte del Prof che ogni sera concepisce un piano diabolico per diventare il signore assoluto della Terra.

Ogni piano è davvero geniale ed efficace, ma fatalmente ogni volta fallisce per un piccolo e trascurabile dettaglio, e più spesso per l’incapacità di Mignolo.

In ogni puntata ci si sbellica di gusto, con battute e citazioni del grande cinema da cinefili d’annata.

Peccato che questa serie, paragonabile in tutto e per tutto agli immensi Simpson, nel nostro Paese sia stata trasmessa dalla Rai la mattina presto, pensandola adatta al target dei bambini che si preparano ad andare a scuola.

Sob…

“Alta fedeltà” di Nick Hornby

(Guanda, 1995)

Chiariamoci subito: questo libro ha una grande responsabilità se poi io, nella mia vita, ho deciso di scrivere.

Già da adolescente – come quasi tutti – avevo scritto piccoli racconti o inizi di fantomatici e mai conclusi romanzi. Ma leggendo questo spettacolare prodotto della mente di Nick Hornby ho capito come avrei voluto scrivere.

Che ci sia riuscito è un altro paio di maniche (come dicono a Calais), ma le avventure amorose del “vinilista” Rob rimangono una pietra miliare nella narrativa degli ultimi 30 anni.

Nel 2000 Stephen Frears ha firmato un delizioso adattamento cinematografico a stelle e strisce con John Cusack come protagonista e con un cameo del Boss Bruce Springsteen.

Ma l’opera di Horby è davvero un’altra cosa, pochi altri libri mi hanno fatto sognare e sghignazzare (anche da solo, a letto nel cuore della notte) come questo!

Giorno del Ricordo delle vittime delle Foibe

Oggi 10 febbraio si celebra il Giorno del Ricordo delle vittime Foibe, un dramma che purtroppo ancora spacca scioccamente una parte della nostra politica.

Un’atroce tragedia come quella che subirono gli abitanti della Venezia Giulia, dell’Istria e della Dalmazia alla conclusione della Seconda Guerra Mondiale, che sia stata dettata da una semplice sete di vendetta o da più ampi e drammatici credo politici, non ha nessuna giustificazione.

Proprio per questo trovo triste e patetico chi sbandiera questa giornata – e fortunatamente ormai sono sempre meno – come “a contrapporre” e quindi a giustificare altri atroci delitti contro l’umanità.

La verità è una sola: le barbarie più efferate vengono giustificate dalla guerra – sempre figlia degli estremismi – e per questo il dovere di ogni cittadino libero è scongiurarla ed evitarla, e ricordare sempre e comunque tutte le sue vittime, proprio per non dimenticare.

“La promessa dell’assassino” di David Cronenberg

(USA/UK/Canada, 2007)

Non sono un amante del cinema dell’orrore o peggio di quello splatter, per cui soffro molto di solito vedendo le opere di Cronenberg (a parte ovviamente “La zona morta” che il regista canadese ha girato nel 1983 e adattato da uno dei miei romanzi preferiti in assoluto), ma questo film – nonostante alcune scene davvero truculente – è davvero bello e tosto.

Anna (Naomi Watts) è una giovane ostetrica che lavora in un ospedale di Londra. Una sera al pronto soccorso le capita di assistere al parto di una quattordicenne vittima di una grave emorragia.

La ragazza purtroppo muore, ma il neonato – che poi è una bambina – fortunatamente sopravvive. La giovane, che dagli esami risulta essere una tossicodipendente, non aveva documenti ma solo un diario scritto in russo.

Anche se Anna ha origini russe non sa leggere il cirillico, e fra le pagine trova il biglietto di un noto ristorante russo di Londra. Troppo ingenuamente l’ostetrica decide di chiedere notizie della ragazza morta nel ristorante…

Una bella descrizione di quello che è oggi la mafia russa a Londra, con grandi interpreti come Vincent Cassel e Armin Mueller-Stahl, ma soprattutto un grande Viggo Mortensen.

La scena nella sauna poi, cruenta ma bellissima.