Il mio ricordo di Carlo Lizzani

Non mi interessa accodarmi ai vari dibattiti che in questo momento animano la rete sulla drammatica fine di Carlo Lizzani.

La sua scelta, come quella del grande Mario Monicelli, è stata tragica e definitiva. Ma, come ho già detto, non voglio parlare della morte di Carlo Lizzani: voglio parlare della sua vita.

Ho avuto il piacere e l’onore di conoscere personalmente Lizzani preparando la mia tesi di laurea proprio su di lui. La sua cinematografia ha attraversato il cinema italiano in uno dei suoi momenti più luminosi e travolgenti.

Da aiuto regista di Rossellini in “Germania anno zero” fino a “Celluloide”, da lui diretto nel 1995, che ripercorre la genesi di quel capolavoro che è “Roma città aperta” attraverso il rapporto tra i suoi protagonisti Sergio Amidei, Roberto Rossellini e Anna Magnani, di cui lui fu diretto testimone.

In mezzo ci sono tutti i generi – o quasi – che la nostra cinematografia ha sperimentato: dal neorealismo puro alla commedia (come con “Lo svitato” con Dario Fo), dal western spaghetti al poliziottesco – in cui spicca “Banditi a Milano” con un grande Gian Maria Volonté nei panni del bandito Cavallero – dal sociologico allo scollacciato, dal thriller al drammatico, dallo storico al letterario (“La vita agra“, tratto dal libro di Luciano Bianciardi se devo sceglierne uno).

E’ lui, di fatto, il primo cineasta a realizzare un film sulla deportazione dei cittadini italiani di religione ebraica durante la Seconda Guerra Mondiale dirigendo “L’oro di Roma” nel 1961.

Certo, Lizzani non ha mai avuto un grande e palese riconoscimento internazionale – sfiorò la Palma d’Oro con il suo “Cronache di  poveri amanti” nel 1954, e i media del tempo imputarono la mancata vittoria a ingerenze politiche italiane, visto che il film e il suo regista erano apertamente legati al Partito Comunista Italiano e il nostro Paese viveva in un momento politico e sociale molto delicato – e non è annoverato fra i più famosi maestri del nostro cinema.

Ma Carlo Lizzani era un grande uomo di cinema, e non solo dietro la macchina da presa: tutti oggi ricordano la sua esperienza di direttore della Mostra del Cinema di Venezia, alla sua riapertura dopo le contestazioni sessantottine.

Inoltre, i suoi libri sono fra le più rilevanti testimonianze di come e perché il nostro cinema divenne così importante.

Lo ricordo con affetto per tutto questo, e anche perché Carlo Lizzani era un uomo gentile, che si stupiva quasi che qualcuno fosse così interessato al suo lavoro tanto da farci un tesi di laurea.